Attraverso il lavoro l’uomo si nobilita – Oggi è ancora valido questo proverbio, la cui genesi è stata spesso attribuita allo scienziato Charles Darwin? Si tratta di una frase che vuole porre l’accento sul lavoro e su quanto questo sia importante per le persone. Infatti il proverbio sottolinea come, attraverso l’occupazione, l’essere umano possa far crescere il proprio livello personale, elevandosi.
Quando mi si presentò l’opportunità di lasciare il mondo dell’imprenditoria privata per essere assunto in Fincantieri S.p.A. – Cantiere del Muggiano, pur con nostalgia a quanto avrei lasciato, accettai per le condizioni al contesto: erano gli anni in cui la cantieristica navale affrontava una grave crisi. Come in tutte le situazioni di vita e di lavoro, in ogni cambiamento qualcosa si guadagna e qualchecosa si perde. Una volta inserito nel ciclo produttivo del cantiere di Muggiano, venni a sapere di un episodio della storia del cantiere, che, seppur nativo di La Spezia ignoravo e che mi rimase molto impresso. Provo a riassumerlo nel modo più semplice possibile ripulendolo, per quanto fattibile, da ogni riferimento politico.
Attraverso il lavoro l’uomo si nobilita – Nel 1943 tutto il mondo del lavoro era unito con l’obiettivo comune di superare quelle divisioni che avevano prodotto due carneficine mondiali nell’arco di pochi decenni. A prescindere da ogni credo politico quelle lavoratrici e quei lavoratori ritenevano gli enormi sacrifici che stavano compiendo come indispensabili per poter approdare ad una società senza contrapposizioni internazionali, società in cui le forze produttive avrebbero trovato il loro massimo sviluppo grazie alla collaborazione tra gli Stati.
Il Cantiere aveva allora oltre 3500 dipendenti, costruiva sommergibili e zattere da sbarco, e faceva riparazioni varie. Il 29 luglio 1943 si tenne a La Spezia una grande manifestazione di gioia e di speranza, per la pace e la libertà: erano in gran parte lavoratori in sciopero, tra loro c’era la maggioranza dei lavoratori del Cantiere. Due operai vennero uccisi: furono i primi caduti per i diritti e per la dignità del lavoro. Nell’agosto del ’43 fu costituito il Comitato di Liberazione Nazionale della fabbrica, presieduto Giuseppe Tonelli, che operò in collaborazione con Mario Canale, Armando Stretti, Ernesto Sommovigo e altri. Dopo l’8 settembre 1943 -l’armistizio e la fuga del Re e dei capi militari al Sud, liberato dagli Alleati- il Nord fu invaso dalla Germania. I tedeschi premevano perché aumentasse la produzione di guerra e instaurarono il controllo militare nelle fabbriche per impedire ogni agitazione. Le condizioni alimentari dei lavoratori spezzini erano estremamente dure. Sopravvivevano solo perché erano anche contadini e coltivavano verdura nei loro piccoli orti e raccoglievano le castagne.
Attraverso il lavoro l’uomo si nobilita – L’8 gennaio 1944 ci fu, al Muggiano, un grande sciopero, con rivendicazioni economiche. Un altro episodio dimostrò la maturità raggiunta dai lavoratori del Cantiere. I tedeschi, sentendo avvicinarsi il momento della ritirata, per timore di un improvviso sbarco alleato, fecero scavare profonde buche nei punti nevralgici del cantiere, con l’intento di collocarvi delle mine e farle poi saltare prima della fuga allo scopo di distruggere tutti gli impianti. Gli operai, con la loro risoluta azione di protesta riuscirono non solo a non far fare altre buche ma a far chiudere quelle già fatte. Si giunse così allo sciopero del 1° marzo 1944 quando gli operai del Muggiano entrarono in fabbrica e, alle 10, sospesero totalmente il lavoro, fino a sera, nonostante l’opera di persuasione e di intimidazione dei soldati. Il 2 marzo gli operai trovarono la fabbrica presidiata dai militari. Ma anche quel giorno fu sciopero. Cominciò la caccia a coloro che erano ritenuti responsabili della lotta. In fabbrica furono fermati e portati in carcere Mario Pistelli, Giuseppe Tonelli e Filippo Dondoglio, poi, a casa, nella notte tra il 2 e il 3 marzo, Armando Cialdini e Ubaldo Colotto. Furono deportati in Austria, nel campo di sterminio di Mauthausen. Solo Pistelli tornò vivo dall’inferno. Il 2 sera il CLN decise di cessare lo sciopero, che aveva raggiunto il suo obiettivo politico e rischiava ora di provocare molte vittime. Dopo gli scioperi del marzo Hitler ordinò la deportazione nei campi di concentramento nazisti del 10% degli scioperanti, ma all’ultimo momento i rappresentanti tedeschi in Italia riuscirono, per la prima e unica volta, a far revocare un ordine del Fuhrer: Invece che 70.000, i deportati furono 1200, con un’azione mirata verso i capi della rivolta operaia.
Attraverso il lavoro l’uomo si nobilita – Nel Vangelo di Giovanni (15,13) leggiamo che: ”Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici”. Come detto sopra, ai primi ai primi anni del 2000 entrai al Muggiano e l’ambiente lavorativo rifletteva ancora di quei sentimenti di cui ho parlato; si stringevano amicizie e i rapporti tra i lavoratori erano prevalentemente di collaborazione. Se eri in difficoltà c’era un collega disposto ad aiutarti, istruirti e incoraggiarti. Un luogo in cui si imparava, in cui le persone venivano stimolate a migliorare. Col passare degli anni tutto è andato a scemare, a perdersi. Non è soltanto la mia impressione, ma di tutti i colleghi della mia generazione. Ad esempio, ultimamente ho visto lavoratori che andavano alla mensa (Riscaldata) passare accanto a colleghi che mangiavano un panino seduti in un angolo (Al freddo), nella totale indifferenza. I secondi non potevano accedere alla mensa perché difendevano le proprie idee. Questo come altri episodi di menefreghismo, prepotenza, prevaricazione indicano che per molti (Non per tutti) il lavoro ha perso la funzione di crescita morale e sociale. Gli ideali che hanno animato le generazioni precedenti non sono più, cancellati da una società che ha permesso che “Il relativismo diventasse la vera religione dell’uomo moderno”.
Amati giovani, mi rivolgo a voi particolarmente, che siete le vittime di questo modo disordinato di vivere, riappropriatevi dei valori nobili, quali il senso dell’onore, l’aspetto del sacro, il dovere, l’amicizia, il coraggio, il sacrificio…in pratica, un contegno “virile” in senso lato dell’esistenza.
Breve storia del cantiere. Attraverso il lavoro l’uomo si nobilita – Il cantiere navale di Muggiano nacque per volere di Cavour che, dopo avere affidato a Domenico Chiodo lo studio per la realizzazione dell’Arsenale Militare della Spezia, aveva intuito l’opportunità di far sorgere nel golfo della Spezia uno stabilimento di costruzioni navali in grado di poter rispondere alle esigenze della Regia Marina e fare anche fronte a commesse per le marine estere, simile a quello che la Marina francese aveva costruito nel golfo di Tolone. Erano state avviate trattative per la nascita di questo stabilimento con l’industriale di New York William Webb, ma in seguito alla morte di quest’ultimo il progetto non si concretizzò. Venne ripreso solo nel 1883 dalla società “George Hanfrey & Co.” che installò a Muggiano un cantiere per le riparazioni del naviglio adibito al trasporto di minerali per la fonderia “Pertusola”. Nel 1887 il cantiere venne rilevato dalla “Continental Lead & Iron Company Ltd” che passò alla costruzione di velieri in acciaio, e, poi, nel 1897, dalla “Hofer, Manaira & C.”. Nel 1898 nel consiglio di amministrazione della “Hofer, Manaira & C.” entrarono un gruppo di capitalisti piemontesi, tra cui Luigi Capuccio, che, approfittando di una legge del 1896 favorevole alle nuove navi costruite nei cantieri italiani, aveva ordinato al cantiere di Muggiano due piroscafi da carico.
Nel 1905, accanto al cantiere già esistente, venne impiantato un altro cantiere, denominato “FIAT Muggiano”, la cui attività produttiva era finalizzata alla costruzione di motoscafi in collaborazione con le Officine Meccaniche FIAT di Torino. L’attività non diede i risultati economici previsti e nel 1907 il cantiere fu ricapitalizzato dalla società San Giorgio di Sestri Ponente, di proprietà di Attilio Odero, assumendo la nuova denominazione “FIAT-San Giorgio”. La nuova società rivolse la sua attività produttiva alla costruzione di sommergibili, mezzo strategicamente emergente presso tutte le marine dell’epoca, per la cui costruzione vennero assunti tecnici e maestranze qualificate nel settore. Il primo sommergibile costruito a Muggiano fu il “Foca”, varato nel 1907 cui fecero seguito, nel 1908, altri due battelli, costruiti per Svezia e Danimarca, progettati dal Direttore dello Stabilimento, l’Ingegner Cesare Laurenti. Nel 1913 la costruzione di sommergibili richiese un aumento di mezzi e di personale e la “FIAT San Giorgio” acquistò il cantiere appartenente alla società “Cantieri Navali Riuniti” incorporandone le capacità produttive. Nel 1918, con l’ingresso della famiglia Perrone, proprietaria dell’Ansaldo, la denominazione sociale venne cambiata in “Ansaldo-S.Giorgio”, con la Fiat che cedette la sua quota. Nel 1927 gli Odero unificarono le attività del cantiere con quelle delle “Officine Meccaniche di La Spezia” costituendo la “Odero-Terni”. Nel 1929, dopo la fusione della società “Odero-Terni” con i Cantieri Orlando di Livorno, venne costituita la società Odero-Terni-Orlando (OTO), con sede legale a Genova che oltre alle “Officine Meccaniche” e ai cantieri Orlando e del Muggiano, comprendeva anche i Cantieri Odero di Genova. La società continuò ad operare come società privata fino al 1933, quando entrò nell’orbita dell’IRI, passando sotto il controllo statale.
Attraverso il lavoro l’uomo si nobilita – Nel primo periodo post bellico 1915 ÷ 1918 vennero realizzati oltre 50 sommergibili e, per quanto riguarda le navi di superficie, negli anni trenta, periodo nel quale il cantiere contava una forza lavoro di 4000 operai e 400 impiegati, numerose furono le realizzazioni, fra cui gli incrociatori Zara, Diaz e Duca degli Abruzzi. In quel periodo vennero costruite anche imbarcazioni civili, tra cui la motonave Arborea famosa per gli interni progettati dall’architetto Melchiorre Bega di Bologna. Con lo scoppio del secondo conflitto mondiale il cantiere lavorò a ritmo serrato, soprattutto nella costruzione e nell’allestimento di sommergibili ma anche con la costruzione di mercantili e mezzi speciali per la Regia Marina quali 10 motonavi e 6 motozattere. Questo fu il periodo in cui il cantiere toccò la massima punta occupazionale con 4122 operai, nel quale furono varati molti battelli, solo una parte dei quali, a causa degli eventi bellici, venne ultimata e consegnata alla Regia Marina. I battelli non ancora consegnati vennero in gran parte catturati dai tedeschi dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943 e smantellati per recuperarne i materiali, o varati ed affondati per creare ostruzioni ai porti.
Attraverso il lavoro l’uomo si nobilita – Nel novembre 1949 il cantiere, insieme ai Cantieri OTO di Livorno, veniva scorporato dal gruppo “Odero Terni Orlando” ed assorbito dalla “Ansaldo S.p.A.” di Genova. In seguito alla progressiva dismissione della cantieristica da parte dell’Ansaldo, il 28 dicembre 1971 lo stabilimento venne trasferito alla Società “Cantiere Navale del Muggiano S.p.A.” con sede in Muggiano di La Spezia. Tra il 1970 e il 1975 vennero effettuati dei lavori di trasformazione e potenziamento del complesso industriale. Tra le realizzazioni del periodo quella della petroliera “Satuket”, varata nel 1971, e della T/N “Lloydiana” prima portacontainer italiana e di proprietà del Lloyd Triestino (identificativo internazionale ICNB). Nel 1975 il cantiere, riprese le costruzioni per conto della Marina Militare Italiana e per varie Marine estere. Nel 1981 il cantiere navale passò alla Cantieri Navali Riuniti (C.N.R.) di Genova per poi essere assorbito nel 1984 da Fincantieri S.p.A., integrando nella sua attività, oltre alle proprie, le navi di superficie che vengono varate presso il Cantiere navale di Riva Trigoso che necessitano delle fasi finali di allestimento e delle prove pre-consegna. I sommergibili ad oggi costruiti e completati sono 102. Attualmente sono in costruzione 2 sommergibili classe U212NFS (Near Future Submarine) per la M.M.I.; altri 2 sono in opzione.