Il trasporto marittimo rappresenta un settore molto inquinante, dove le emissioni di gas serra superano un miliardo di tonnellate di CO2. Con la crescita del traffico navale internazionale e in assenza di rapide misure di mitigazione, queste emissioni sono destinate ad aumentare significativamente. Il problema si pone in particolar modo per le navi attraccate in porto. Durante la sosta in banchina i motori a propulsione vengono spenti, ma per garantire l’erogazione dei servizi a bordo vengono utilizzati motori diesel ausiliari, che comportano un elevato consumo di combustibile ed emissione di gas di scarico. Basti pensare che le emissioni di CO2 generate da una nave da crociera in sosta per 10 ore equivalgono alla quantità di emissioni di 25 automobili in un anno. Da vari studi sulle emissioni relative alle attività portuali, emerge che le navi in sosta e in manovra siano di gran lunga le più inquinanti, con un Carbon Footprint talvolta pari all’80% del totale delle emissioni in porto. È quindi chiaro come questo tema assuma un ruolo rilevante sulla costa mediterranea, caratterizzata da porti inseriti in contesti urbani densamente popolati, e strettamente connessi all’entroterra, come nel caso di Genova e La Spezia. Considerato che il 90% dei porti europei si trova in aree urbane e che gli inquinanti possono arrivare anche a centinaia di chilometri dalla costa, l’impatto si estende all’entroterra, arrecando enormi disagi ai cittadini, a livello di rumore, inquinamento dell’aria e traffico, legato soprattutto ai mezzi pesanti. Tali situazioni creano serie criticità di accettazione da parte della comunità. La sostenibilità delle aree portuali deve pertanto diventare una priorità per le autorità portuali ed amministrazioni locali. In risposta a questa crescente esigenza di mitigare le emissioni inquinanti delle navi in porto e di accelerare il raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità ambientale, il Cold Ironing si pone come una delle soluzioni disponibili e un’opportunità fondamentale. Mutuata del gergo anglosassone, l’espressione Cold Ironing si riferisce al processo che consente ad una nave attraccata in porto di spegnere i motori e connettersi ad una fonte di energia elettrica in banchina. Per fornire un servizio di cold ironing è, quindi, necessario realizzare un impianto in banchina legato alla rete elettrica nazionale composto da elementi quali: una sottostazione principale con il compito di collegare il porto alla rete elettrica, un convertitore di frequenza che fornisca livelli di frequenza di 50 o 60 Hz, un trasformatore in grado di adattare la tensione alle esigenze di potenza di diverse imbarcazioni e delle apparecchiature di connessione e di interfaccia, che consentano la trasmissione di energia elettrica da terra alla nave. Attualmente in Italia, a differenza di altri Paesi europei, la presenza di banchine elettrificate è molto limitata, e quelle presenti non alimentano navi da crociera, traghetti o portacontainer, ma forniscono energia elettrica ai terminali di riparazione navale o alle gru destinate alla movimentazione delle merci. L’investimento proposto, in linea con gli obiettivi nazionali di decarbonizzazione stabiliti nel PNIEC in termini di efficienza energetica nei trasporti, si concentrerebbe su 34 porti, di cui 32 appartenenti alla rete TEN-T.